Pasquale Matrone, homo vesuvianus (nativo di Scafati, in provincia di Salerno), trapiantato in Toscana, ha pubblicato, con l'Editrice Bastogi di Foggia, il romanzo Pompei e il Segreto della porta del tempo (2003), che merita adeguata segnalazione nell'ambito territoriale campano e, in particolare, in quello pompeiano, per i luoghi e i personaggi che in esso interagiscono.
Il giovane Marzio va in vacanza dal nonno materno Orfeo nel vecchio borgo rurale di Pompei, è sulla soglia dì un esaurimento nervoso, nel quale un ruolo non trascurabile gioca la difficile relazione tra la madre e il padre, che stanno per separarsi. La vacanza si rivelerà decisiva per salvare il giovane da tutti questi rischi incombenti, grazie alla forza positiva della natura, alla comprensiva delicatezza del nonno, alla riscoperta casuale e avventurosa della storia di un rappresentante della famiglia materna attraverso un diario, ma soprattutto mediante una sorta di straordinaria esperienza iniziatica, che Marzio vive con altri giovani e che consente al protagonista di superare i limiti naturali e storici dello spazio e del tempo. Da questo intenso ed intimo attraversamento di una condizione diversa, Marzio riuscirà a recuperare le radici e le ragioni più profonde della propria identità, della propria famiglia, completamente ritrovata e rinnovata, del proprio amore, come speranza dì vita e di futuro sereno.
Un romanzo “giovanile”, dunque, dedicato principalmente al mondo dei giovani e non poteva essere diversamente per un padre-professore, radicalmente calato nei problemi dei figli, degli studenti, che creano una naturale trasfusione di tensioni e di interessi. Marzio assurge, in tal senso, a simbolo di tutti quei giovani, chiamati a confrontarsi con realtà e prospettive, che non sempre dipendono da loro ma delle quali pagano in prima persona le conseguenze con effetti che potrebbero rivelarsi del tutto deleteri. La famiglia, la scuola sono invocate, in prima istanza, anche all'interno di questo romanzo, ad attivare meccanismi di difesa, che conducano alla conquista di una nuova consapevolezza, non fittizia, formale, scolastica, ma autentica, sostanziale, capace di provocare quella crisi e rivoluzione di cui ogni individuo ha veramente bisogno per crescere e per vivere in piena interezza ed intimità la propria vita.
Un romanzo di formazione, dunque, questo di Matrone, che trasfonde una esperienza di comunicazione e comunione con i giovani in un universo storico e culturale coraggioso, quello della classicità, nella convinzione, pienamente condivisa da chi scrive, che nel mondo antico ci fosse già tutto, o quasi tutto, per capire ed amare la vita, nella sua complessa semplicità. Il mondo pompeiano,a che affolla le pagine di questo romanzo, è l'evidente tributo d’ amore dell'autore per la sua terra, ma soprattutto per la sua storia, la sua cultura, ricca e varia, destinata a scavare un solco profondo nelle fertili terre campane, ma non solo. Le grandi civiltà, che qui sono germogliate, nonostante i continui attentati dei cataclismi naturali, possono ancora insegnare a vivere, in pienezza di intenti, lo spazio e il tempo che ci vengono assegnati da un destino inedito ed imprevisto. L’ importante - e questo è il messaggio più duraturo del libro - è non svuotare la vita, ma colmarla dei suoi beni migliori, come l'amore, la cultura, la bontà, la bellezza, dando a ciascuno di questi termini una risonanza non retorica, ma quotidiana, concreta. Solo così tanti giovani, come Marzio, che guardano talvolta nel vuoto e sentono la morte dentro, potranno sentire rinascere dentro di sé la voglia di amare, di capire, di sognare, di vivere insomma davvero fino in fondo il proprio destino. Il sole continuerà così sempre a risorgere sulle nostre contrade e ad abbagliare la sua società.
Francesco D’Episcopo (scrittore, saggista, docente universitario)
(Presenza, n° 8, 2003)
D'Episcopo Francesco - -
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