Pompei e il Segreto della Porta del Tempo

Da ragazzo leggevo molti romanzi, romanzi d’avventura, d’azione, storici, di fantasia. Romanzi che sapevano trasportarmi in un mondo reale e fantastico allo stesso tempo, dove le occasioni della vita quotidiana ci fossero tutte, in modo che potessi riconoscermi, sentirmi nel mio elemento, verificare stati d’animo e sensazioni coi protagonisti, sentirmi in sintonia con le loro vicende. Nello stesso tempo avvertivo urgente l’esigenza di uscire dal piccolo orizzonte nel quale mi sentivo rinchiuso, conoscere nuovi mondi, nuovi modi di vivere, travalicare anche le stesse possibilità fisiche e sconfinare nel fantastico, nell’immaginario, dove gli animali parlano e le piante camminano.

 

  Avvertivo la necessità di sentirmi “catturato” e “trascinato” fuori da me e dal mio mondo, pur restandoci dentro. Da ragazzo, dicevo. Svanita la pubertà le letture sono diventate impegnative, critiche, l’emozione, col passare degli anni si è via via stemperata nel “piacere di leggere” e poi incrostata nel “dovere” di leggere, l’attenzione si è spostata in modo prevalente sugli aspetti stilistici, sul linguaggio, sui personaggi come cavie da esaminare, studiare e infilzare con la pazienza dell’entomologo su un foglio di carta. Ho fatto della lettura una attività quotidiana e paziente che ha in qualche modo assopito gli incanti e le esuberanze della giovinezza.

Poi è arrivato Pasquale Matrone col suo romanzo “Pompei e il Segreto della Porta del Tempo”. Deliberatamente ho ignorato le moltissime recensioni e studi critici che sono comparse negli ultimi mesi sulla stampa relativamente a quest’opera. Quando di un libro se ne parla molto, temo sempre che il mio giudizio possa essere in qualche modo influenzato da quello di altri, magari più autorevoli. In questi casi avverto il bisogno di avvicinarmi all’opera completamente digiuno, e meglio ancora, come in questo caso, se il digiuno riguarda non solo l’opera ma anche l’autore.

Sono però bastate poche pagine per capire che stavo leggendo un romanzo “vero”, senza mai avvertire cesure profonde tra il protagonista che si muove sul palcoscenico illuminato della vita di oggi e altri personaggi che si muovono in un mondo soffuso di luce eterea ma non meno viva di una vita passata ma non morta, l’uno e gli altri legati dal filo del tempo che non si spezza, che è continuo e quindi sempre presente. Mi è sembrato di tornare ragazzo, di vivere emozioni e sensazioni, senza però perdere di vista il linguaggio, la struttura, lo svolgersi della vicenda, la psicologia dei diversi personaggi così aderente al contesto narrativo; ho capito che stavo leggendo un’opera di forte spessore narrativo, quale oggi difficilmente è dato trovare in Italia, al di là di intelligenti e calcolate sperimentazioni o di improvvisate esternazioni generazionali. 

Per non togliere al lettore il piacere della scoperta è sufficiente delineare la vicenda in modo sommario. Marzio, il protagonista principale, arriva dal nonno, che abita in una fattoria a Civita Giuliana, dopo essere praticamente fuggito dai genitori in fase di separazione. E’ distrutto dal dolore e dalla rabbia perché si sente abbandonato, ferito nell’intimo da un comportamento che ritiene irrazionale e lesivo dei suoi affetti. Dal nonno trova pace e serenità. E una guida attenta che lo introduce ai molti misteri della città di Pompei, che lui inizia a conoscere ed amare. Durante una visita agli scavi, forse per essere stato esposto al sole cocente, ha un malore e viene trasportato a casa e poi in Ospedale senza che lui ne abbia coscienza.

Da questo stato di incoscienza inizia un’altra vita, quella nella città di Pompei ritratta in piena effervescenza a pochi anni dal terremoto del 62 d.C. e poco prima della terribile eruzione del Vesuvio che la sommerge. Svelare gli artifici letterari coi quali Matrone introduce il protagonista, attraverso la Porta del Tempo, nel vivo di una città e nelle vicende che vi si svolgono, toglierebbe gran parte della godibilità alla lettura del libro. Come pure addentrarci nelle vicende del ragazzo che con l’amico Fabio (un abitante dell’antica Pompei incontrato appena oltrepassata la Porta del Tempo), si addentra nei misteri e nella vita della città, sarebbe come voler fare un riassunto della vicenda. La quale invece, per essere veramente gustata, deve essere lasciata nell’incognito, dando al lettore il compito di scoprire di volta in volta gli accorgimenti, sia di natura stilistica che narrativa, che fanno di questo romanzo una fonte inesauribile di godimento intellettuale. Gli episodi narrativi veri e propri si mischiano spontaneamente e naturalmente ad elementi di conoscenza sulla vita di una città morta come Pompei, che riprende vita e vigore coi suoi usi, i costumi, la nominazione di oggetti, edifici o vie, espressi in un latino più comprensibile del dialetto, commisti a personaggi veri o immaginari che paiono usciti non dalla penna dell’autore, ma dalla nostra cronaca quotidiana, con sottili e a volte perfidi rimandi all’attualità, come se Matrone ci volesse far capire l’intercambiabilità del tempo e dell’uomo che rimane sempre uguale a se stesso.

Romanzo di formazione verrebbe da pensare, con una partecipata vocazione all’incontro tra il mondo classico e quello moderno, una esigenza quasi di connubio, affinché i lettori, specialmente i lettori giovani ai quali in modo particolare il romanzo va consigliato, riescano a cogliere i segni e i segnali di un mondo così lontano ma simile al nostro, per capirli e metabolizzarli in positivo. Le coppie oppositive Bene/Male, Vita/Morte trovano in queste pagine una infinità di modi per esibirsi e proporsi alla nostra meditazione, con quell’alone di mistero che si trascinano appresso e che non potrà mai essere dileguato, ma che la pazienza e l’amore degli uomini possono in qualche modo neutralizzare. Che poi alla fine sia proprio la vita e l’amore ad avere il sopravvento può in qualche modo conferire alla vicenda un leggero sapore edificante, che prima che ad esigenze narrative risponde, in un mondo come quello di oggi, ad una forte esigenza morale.

 

Walter Nesti (scrittore e critico letterario)

(Pomezia – Notizie, m2004)

 

Nesti Walter - -

 
 
 
Ottimizzato per 1024x768 - powered by Tallo & Bonanno
 
Babyliss Homelight 2015 Babyliss G910e 2015 Babyliss G920e 2015 Babyliss G910e Sale 2015 Babyliss G920e Sale 2015