E' già passato molto tempo da quando ho letto il tuo nuovo libro, ma, diversamente da quanto mi accade spesso con altri romanzi contemporanei, la storia di Marzio e di Orfeo mi è rimasta nitida e consequenziale nella mente. Ho utilizzato questo termine, consequenziale, con qualche esitazione: come si può parlare di consequenzialità relativamente ad una storia che prevede il passaggio della porta del Tempo e che fa convivere senza iati un ragazzo del 2000 con tanti antichi pompeiani? Mi sono poi convinto che uno degli aspetti più sorprendenti e quindi più apprezzabili del tuo romanzo è proprio questo: rendere logico quello che, razionalmente, potrebbe non avere senso.

Ti dissi, tempo fa, che ad un certo punto ( cap. V. La porta del tempo), avevo dovuto interrompere la lettura perché mi sembrava che qualche passo mi fosse sfuggito, che mi mancasse qualche anello fondamentale nella fabula: come al solito volevo essere troppo razionale; rileggendo tutti i capitoli insieme ( perché solo così si riesce a carpire il senso della narrazione), la vicenda è invece emersa in tutta la sua “consequenzialità”, dandomi la stessa impressione ed emozione che provo, per esempio, quando leggo Ariosto, quando cioè trovo del tutto naturale che un cavallo alato partecipi ad un’inchiesta o che un paladino voli sulla Luna alla ricerca del senno di un collega. Anche nel tuo romanzo non c’è mai la pura fuga nella fantasia: quando Marzio sente la necessità, il desiderio di informare dell’incombente eruzione del ̉79, viene gentilmente, ma fermamente trattenuto: il destino non può essere modificato, non si può uscire dalla logicità del progresso umano.

Un ulteriore aspetto che valorizza il tuo lavoro è l’osmosi tra vicende passate e situazioni attuali: il disagio di Marzio per la separazione (poi rientrata) dei genitori è forte, si percepisce chiaramente, potrebbe essere considerato anche il vero motore della vicenda; alla fine del suo viaggio di formazione, infatti, il ragazzo raggiunge l’oggetto del suo desiderio, anzi ben due oggetti: la riconciliazione dei genitori e Alessia. L’intervento chirurgico ha fornito la chiave di tutto: per un secondo ho temuto che avresti ceduto alla banalità di una soluzione troppo semplicistica (e, avendo letto le tue raccolte precedenti, la cosa mi sembrava improbabile), poi Orfeo ha dissolto il pericolo: Io e tua madre, all’alba, abbiamo fatto lo stesso sogno…

La nonna Euridice è forse uno dei personaggi più belli tra quelli scaturiti dalla tua penna: ha la leggerezza e la discrezione di figure femminili che la letteratura ha reso eterne: mi vengono in mente la Pia dei Tolomei, la madre di Cecilia… Mi piace pensare che, senza togliere niente alla tua creatività, dietro queste figure (naturalmente anche quella di Orfeo) si nascondano (ma non troppo) i tuoi affetti e i tuoi ricordi personali. Il tuo romanzo è, inoltre, un valido strumento didattico: è infatti ricchissimo di notizie “antiquarie” sulla quotidianità del I sec. d.C., ma anche di richiami letterari, artistici. Per non sembrare falsamente encomiastico, ti dico anche l'unica osservazione che, se avessi letto il manoscritto, ti avrei fatto ai fini di un’eventuale revisione finale: mi è sembrata eccessivamente rapida la conclusione della vicenda di Sepunio.

Un accenno infine al culto di Iside, che mi ha richiamato piacevolmente le vicende del Lucio di Apuleio: nell'insieme, secondo me, è un invito a trovare una linea di continuità tra le varie religioni; i caratteri di Iside, la sua bontà, la sua giustizia sfumano in molte caratteristiche che poi saranno proprie della Madonna, forse, della Madonna di Pompei.

Rileggerò, forse in estate, il tuo romanzo, questa volta senza l'urgenza di saper quale sarà l'esito finale.

Adesso che hai letto queste “leggerezze”, strappale ( hai ricevuto ben altre critiche) e trattieni soltanto la certezza della mia ammirazione.

Alessandro Pagli (docente di lettere nei licei)

Pagli Alessandro - -