Umberto Vicaretti

Nome: Umberto Vicaretti
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Umberto Vicaretti si è laureato in Filosofia con Guido Calogero, presso l’Università “La Sapienza” di Roma, discutendo la Tesi Prospettive umanistiche di Cristianesimo, Marxismo, Evoluzionismo ed Esistenzialismo. Dopo aver dedicato molti anni all’insegnamento, è stato Dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo e Scuola media “Ignazio Silone” di Luco dei Marsi, la città aquilana in cui è nato nel 1943.

Scrive versi fin dagli anni del liceo. Poco incline, per natura carattere e vocazione, a lasciarsi sedurre dalle luci  e dai rumori della ribalta, ha coltivato a lungo, e  in segreto, la sua grande passione per la scrittura. Ha letto tutto ciò che poteva risultargli utile a una ricerca rigorosa e tenace. La filosofia non gli bastava, avvertiva sempre più urgente l’esigenza di procedere oltre, di esplorare in tutte le sue dimensioni, l’universo della letteratura, per appropriarsi di quanto la ragione non gli consentiva di capire, per impadronirsi, sia pure di un solo brandello,  di una piccola traccia appena, del Mistero in cui naviga l’esistenza. Ha lavorato con animo umile, come un pellegrino che attraversa il deserto, a testa bassa, con devozione, muto… Quando i primi barlumi gli sono apparsi all’orizzonte, ha cominciato a cantare…

Ha partecipato a numerosi concorsi di poesia, conseguendo molteplici e prestigiosi riconoscimenti, Ricordiamo, tra gli altri, i premi : S. Domenichino; Firenze Europa­ Mario Conti; Pietro Borgognoni; Il Litorale; Città di Pompei, Rocca di Montemurlo, Histonium, Aeclanum; Cinque Terre, Nosside

È  presente nei due volumi della collana L’altro Novecento: La poesia etico-civile in Italia; La poesia centro-meridionale e insulare, entrambe curate da Vittoriano Esposito e pubblicate da Bastogi, e in numerose altre antologie.

Tra gli altri, si sono occupati della sua poesia, Giorgio Barberi Squarotti, Maria Luisa Spaziani, Corrado Calabrò, Vittoriano Esposito, Vittorio Vettori, Vincenzo Consolo, Pasquale Matrone, Nicola Crocetti, Giorgio Luti, Carlo Giuseppe Lapusata, Mario Specchio, Nicola Tranfaglia, Roberto Pazzi, Alessandro Quasimodo, Renato Filippelli, Liliana Biondi, Luigi Pumpo, Pasquale Martiniello, Maria Pina Natale, Italo Magno, Pasquale Maffeo, Elio  Andriuoli...  

Nel 2006, con la casa editrice Ibiskos, ha pubblicato La terra irraggiungibile, la sua prima raccolta di versi.

Fotogallery di Umberto Vicaretti

 

La Terra irraggiungibile

di

Umberto Vicaretti

Intervista di Pasquale Matrone

 La  ricordanza, la luce e la forza nella poetica di un artista avvezzo a cantare con parsimonia e a bassa voce

È amara, anche se dignitosa e governata dalla giusta  misura, la visione del mondo sottesa alla silloge. Per il poeta abruzzese, siamo uccelli migratori, in viaggio perenne verso una nuova ammaliatrice Terra Promessa, sempre più lontana e irraggiungibile; temerari, sfidiamo il vento, attratti dalle incantate luci delle torri... inconsapevoli di essere destinati, forse, a rimanere imprigionati in un chiuso labirintoIl Male regna sovrano in un mondo sempre più offeso dalla sopraffazione e dall’ingiustizia…

Ha scritto un solo libro. Va decisamente controcorrente Umberto Vicaretti, l’uomo che si ostina a leggere molto e a scrivere poco, in un mondo  che quasi non legge più e non smette mai di scrivere

Ci siamo sentiti per telefono. Gli ho detto che rileggo spesso le sue poesie. Si è quasi meravigliato della mia proposta di intervistarlo per i lettori de La Nuova Tribuna Letteraria. Tra il serio e il faceto, mi ha risposto: “Anch’io ti leggo e ti seguo sempre: tu in…Tribuna, io in platea…”

Scrivi da sempre, ma solo in età matura hai deciso di pubblicare. È stato il tuo mestiere di filosofo a frenarti?

“È  vero l’esatto contrario. È stata la filosofia, invece, a spingermi a scrivere. Filosofia e Poesia sono accomunate da una stessa passione per la ricerca. La prima insegue la Verità con la ragione; la seconda mira allo  stesso traguardo, ma con strumenti e strategie diverse. La filosofia, per onestà, non oltrepassa la soglia trascendentale... La poesia, senza fare torto alla ragione, si  affaccia, invece, sul Trascendente, sull’abisso del Mistero, per scrutarne le tracce, oltre la nebbia… La poesia è lo strumento grazie al quale, nel mentre sento nel corpo e nell’anima il male di vivere, rafforzo in me la voglia di contribuire a redimere il mondo dalle piaghe che lo tormentano.”

Che ruolo hanno, nella tua poetica, memoria, ragione e fede?

“Un ruolo decisamente paritario. La poesia è memoria, ricordanza, come dice Leopardi. È vita sottratta all’oblio e al silenzio. La ragione è la luce senza la quale è impossibile mettersi in cammino. La fede, infine, è la forza che mi consente di vincere la mia fragilità e, con essa, la tentazione, sempre in agguato, di arrendermi…”

Elencami il nome di tre poeti che hanno contribuito a generare altezza, timbro e tono della tua voce…

Dante, Foscolo e Leopardi. Questa la mia risposta secca, per assecondare le intenzioni della domanda. E non sto qui a ripetere  le ragioni della scelta… Ma, se me lo consenti, ne aggiungerei altri: i lirici greci, Lorca, Neruda, Prevért, Quasimodo, Hikmet…”

Lo “scempio di Achille”, i “sogni rappresi di Ettore”, “il labirinto”, “l’Araba Fenice”, “la Colomba di cenere… E Dio?

“Hai individuato con precisione gli stilemi, le chiavi, il motivo conduttore, i temi… Ho sempre parteggiato per Ettore: da solo, e con coraggio, affronta il destino che lo sovrasta, per difendere le cose per lui sacre. La storia si ripete. Oggi, per l’ennesima volta, la Colomba della pace è stata ridotta in cenere. Ma bisogna credere che, allo stesso modo dell’Araba Fenice, anche la Colomba sarà capace di risorgere, per indicarci la strada adatta a farci uscire dal labirinto. Dio? Lui è Mistero che si svela, a poco a poco, nella Parola. Non lo si cerca, lo si aspetta, facendo silenzio, per coglierne, prima o poi, la voce…”

Ti si è mai insinuato nell’anima il dubbio dell’inadeguatezza  e addirittura della totale inutilità della poesia nel mondo contemporaneo?

“Mentirei, se rispondessi di no. Certo, ho dubitato; e, a volte, continuo a farlo. Solo i presuntuosi e gli sciocchi non hanno dubbi. E, perciò, sono inaffidabili. Io, intanto, tra un dubbio e l’altro, continuo a scrivere. La poesia potrà pure sembrare inadeguata e inutile, ma, di certo, non uccide, non tradisce la verità, non cancella la memoria, non calpesta i deboli, non offende, non semina ingiustizie… ”

 
Intervista pubblicata nel  2011 sulla rivista  La Nuova Tribuna Letteraria





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